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11.2 Metodologia operativa: innovazioni Veniamo ora alla parte costruttiva. Ceccato ha proposto di studiare la mente con una tecnica operativa che ha presentato per la prima volta a Zurigo già nel 1947 - ben 51 anni fa ! Il principio fondamentale della tecnica operativa dice: "Considera ogni contenuto mentale (percepiti, immagini mentali, concetti, pensieri, parole, etc.) come risultato di operazioni". Da ciò consegue direttamente che la spiegazione di un contenuto mentale consisterà nel descrivere le operazioni di cui esso è risultato, cioè nel farsi consapevoli delle proprie operazioni, ciò che Ceccato ha elegantemente chiamato consapevolezza operativa.
Ad es. se io vedo questa penna come "oggetto", per spiegare come io possa fare ciò, devo chiedermi quali siano le operazioni che eseguo per concepire la penna in tal modo. Lo stesso vale quando vedo qualcosa come "numero", come "punto", "parte", "tutto" etc. Quali sono le operazioni mentali che eseguo per concepire quella figura che abbiamo visto prima (Figura 6) come "bosco" o come "alberi" o quell'altra (Figura 7) come "p" o come "d capovolto", etc.. Come vedete, nella tecnica operativa e nella consapevolezza operativa, i due punti fondamentali dell'approccio di Ceccato, non si parla ancora di attenzione; la loro funzione è di preparare il terreno per l'introduzione dell'attenzione. La metodologia operativa prosegue poi costruendo su queste basi il seguente modello
attenzionale della mente, che vi propongo in una sintesi molto ristretta. Seguono poi (secondo passo) le operazioni correlazionali grazie alle quali i singoli contenuti mentali (previamente costituiti) vengono collegati per farne un pensiero. Ad es. se vedo questa penna come composta di diverse parti - io sono, diciamo, un ingegnere o un industriale che produce penne - se costituisco qualcosa in questa penna come "parti" ("parti" e "tutto" in tal caso sono due categorie che uso per organizzare il mio pensiero riguardo a questo oggetto) dispongo di singoli contenuti mentali che poi, nelle operazioni correlazionali metto insieme per formare dei pensieri. Infine (terzo passo) nelle operazioni consecutive questi pensieri così costituiti li integro in tutto il sistema mentale di cui dispongo. Cioè nei passi uno e due costituisco dei pensieri riguardo a questa penna liberamente, ma poi devo fare in modo che siano compatibili con tutto il mio sapere.
Non potrei dire "la parte con il pulsante pesa 100 chili" e "la parte con la punta pesa 10 grammi": se facessi due correlazioni di questo tipo, la seconda correlazione andrebbe ad integrarsi senza problemi con il resto del mio sapere, mentre per la prima - "pesa 100 chili" - questo sapere di cui dispongo interverrebbe per dire "No, c'è una contraddizione: date le dimensioni, il materiale, etc. c'è qualcosa che non va'". Un conto è costituire degli elementi, come quando dico che questa è una "parte" della penna; altro (secondo passo) è mettere gli elementi insieme a formare una sequenza, un pensiero come "questa parte pesa 100 chili" e altro è infine (terzo passo) integrare questo pensiero nuovo, libero da vincoli, nel sistema del mio sapere, delle mie esperienze per vedere se ha senso. Come ingegnere o industriale si tratterà di vedere se è compatibile con la pratica industriale, se sono un artista invece giudico da un punto di vista estetico per cui al limite potrebbe essere sensato anche dire "pesa 100 chili" e non si avrebbe il problema della contraddizione. Alla base di queste operazioni, di queste attività Ceccato ha postulato un organo dell'attenzione che non avrebbe un semplice ruolo secondario (focalizzarsi su qualcosa) ma svolge un ruolo primario nel costituire, assemblare ed integrare contenuti mentali. Questo organo attenzionale funzionerebbe in maniera discreta, generando cioè stati discreti - come i due stati discreti di una lampada: o accesa o spenta - che dal 1990 ho chiamato "quanti mentali" o "quanti attenzionali" (mentre Ceccato parla di stati attenzionali). I "quanti" sono appunto degli elementi di base, i mattoni, tutti uguali l'uno all'altro che però combinati in vari modi costituirebbero le categorie come "oggetto", "parte", "tutto", "numero", "punto", etc., queste funzioni che utilizziamo per fare i contenuti della nostra mente secondo un ordine logico. L'organo attenzionale ha una base neurofisiologica, evidentemente. Un ricercatore che ha condotto studi di neurofisiologia i più vicini alla concezione di un organo attenzionale è secondo me Walter Freeman. Ho anche avuto dei contatti con lui (scambio di lettere e di saggi, nel 1985 e nel 1990) ma siccome faccio queste ricerche principalmente nel tempo libero non ho potuto avere dei contatti altrettanto intensi quanto sarebbe stato necessario per mandare avanti una collaborazione con lui. ©1998,M.Bettoni,CZM,Fachhochschule beider Basel Go to: Next slide / Index of talk |