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Discussione
[.... ma tutto questo perchè ? Cioè, l'applicazione pratica, se c'è, qual'è?]
L'applicazione pratica, si. All'interno della Neuroinformatica ci si chiede come funzioni
l'attività cognitiva. Perchè si vogliono costruire sistemi "intelligenti",
sistemi informatici che non solo elaborino dati nel senso che certi dati vengano
trasferiti da un file ad un altro - come i vagoni di una stazione da un binario ad un
altro - ma che siano capaci di imparare, di svilupparsi con l'esercizio. L'apprendimento
nei robot è un tema al quale si è lavorato fin dagli inzi, ma fino ad oggi ci sono stati
altri temi più urgenti. Oggi ci si avvicina sempre più ad un punto dove non ci si
accontenta più - nell'informatica aziendale - di avere un foglio elettronico (come Lotus,
Excel) per fare i conti, di avere banche di dati per la conservazione delle informazioni;
oggi gli utenti aziendali richiedono sempre più l'applicazione del sapere,
che il computer non solo legga, copi e stampi, ma interpreti, lavori cioè con il sapere
come ci lavora una persona.
Avere nel computer sapere e conoscenze che "lavorano", cioè che sono attive
nel meccanismo di elaborazione, vuol dire che le conoscenze non sono più solo nelle
persone che usano le soluzioni informatiche ma sono attive nel software stesso. E queste
sono cose che si fanno per ora solo nell'ambito delle applicazioni aziendali avanzate,
quelle che applicano tecnologie dell'Intelligenza Artificiale, ma che in un vicino futuro
si faranno su scala sempre più vasta. Per esempio un progetto al quale sto lavorando -
forse vi farà ridere - è l'analisi computerizzata delle dichiarazioni dei redditi di
cittadini con lavoro dipendente.
[...piuttotsto ci fa piangere ...]
Ecco, si, vi fa piangere. Si tratta di stabilire se le cifre che il contribuente ha
dichiarato siano conformi alle leggi fiscali. Ora, si vorrebbe automatizzare almeno una
parte di questa attività di controllo. Quindi il sapere della persona che fa questo
lavoro deve entrare nel software e diventare attivo nel computer. Allora cosa si fa ? Si
fa un modello di come ragiona la persona che fa questo lavoro: prende le
leggi, le direttive fiscali e grazie alla sua esperienza elabora le dichiarazioni dei
redditi. Questo è qualcosa di fattibile con la tecnologia attuale di modellizzazione del
sapere tecnico di un esperto. Il problema è che il modello del sapere che si immette nel
computer rimane fisso: il computer non è in grado di imparare.
[... ci vorrebbe che fosse in grado di evolversi ...]
Esatto, ma ciò non è ancora fattibile oggi, nè nei software di informatica aziendale
(amministrativa etc.) nè nei robot. L'ingegnere del software definisce un modello, lo
inserisce nel robot, e poi il robot funziona solo secondo quanto è previsto nel modello.
Ad es. se lavora in una centrale atomica, il robot avrà un modello dell'ambiente dove
delle barre di uranio vengono manipolate, etc. Solo di questo ambiente e di certe
manipolazioni previste avrà un modello. Il modello è fisso e predefinito: se succede un
imprevisto, il robot si blocca, anzi magari provoca anche un incidnte ancora maggiore.
Anche senza arivare al campo delle centrali atomiche, ad. es. Electrolux sta sviluppando
un aspirapolvere che sia in grado di muoversi autonomamente negli appartamenti e quindi
voi lo accendete al mattino e alla sera quando tornate dal lavoro vi trovate
l'appartamento pulito. Un prototipo esiste già,
[Figura 14: Robot
aspirapolvere]
ma penso che avrà dei grossi problemi finchè l'apprendimento rimarrà zero. Quindi si
vorrebbe realizzare l'apprendimento e qui si incomincia a rendersi conto che le concezioni
più quotate, quelle che ricevono i fondi per la ricerca, non aiutano a raggiungere questo
scopo. Ecco perchè ad esempio all'Istituto di
Neuroinformatica di Zurigo quest'anno hanno incominciato a chiedersi come funzioni la
mente ...
[... da un altro punto di vista ...]
... si.
[ ... si tratta di tradurre il ragionamento in modelli matematici ...]
No. Sono modelli simbolici, sistemi fatti di simboli e di operazioni sui simboli. Ad es.
quello che farò per automatizzare la dichiarazione dei redditi utilizzerà concetti come
contribuente, detrazioni, tutti i concetti più importanti presenti nelle direttive
fiscali, etc. e il modello sarà un sistema di tali concetti messi in relazione fra loro
secondo le regole pratiche che l'esperto segue nel controllare.
[... ma l'anima del funzionamento, quello che fa funzionare il tutto è un modello
matematico o sbaglio ?]
No, la matematica è uno strumento per progettare il computer, come anche la fisica si usa
per progettare un motore nel quale la combustione si svolga con un minimo di consumo di
benzina, però chi guida l'auto non deve conoscere la fisica o la matematica.
Intuitivamente, se è in curva, sente l'accelerazione centrifuga e quindi automaticamente
si comporta in maniera diversa da quando va su un rettilineo, però nella mente di chi
guida non c'è il modello fisico-matematico dell'accelerazione centrifuga.
[...perchè c'è la percezione ... l'esperienza fin dalla nascita ... Tornando al
computer bisogna che ci sia una traduzione del ragionamento naturale in termini che siano
utilizzabili dalla macchina]
Il termine chiave allora è "operazione", nel senso che bisogna tradurre la
funzionalità del pensiero in "operazioni", "operandi" e
"operatori". Questi poi sono gli strumenti di base della cibernetica,
la scienza appunto che si occupa di costruire modelli fatti di operazioni, operatori e
operandi. Per esempio in cibernetica industriale - della quale mi sono occupato 20 anni fa
al Politecnico di Zurigo - si faceva il
modello cibernetico della conduzione del calore attraverso pareti fatte di materiali
diversi, usando quindi operatori, operandi e operatori di tipo fisico-matematico. Però il
termine che meglio caratterizza questo tipo di modelli non è fisica nè matematica ma
cibernetica. Ceccato si è dedicato a modellare la mente in termini di operazioni: per
questo ha fatto della cibernetica e va considerato come cibernetico.
[Lei ha accennato al problema morale... Il problema morale è rapportato al fatto che
si cerca di prendere la mente umana e di trasportarla nel computer?]
C'è anche questo aspetto. Io vedo però soprattutto un aspetto morale nella paura del vuoto alla quale ho accennato: quella persona che mi disse
che si sentirebbe mancare la terra sotto i piedi se Ceccato avesse ragione, ha un problema
di etica. Perchè pensa che gli verrebbe a mancare la verità assoluta a cui riferirsi per
distinguere il bene dal male, il giusto dall'ingiusto.
Se Kant dice che lo scienziato non si pone di fronte alla natura come allievo ma lo
scienziato è colui che prescrive leggi alla natura, allora non ci sono più verità
assolute bensì solo verità relative - cosa che si cerca di screditare parlando di
"pensiero debole" - cioè spiegazioni, proposizioni che sono vere in quanto
compatibili ...
[... in quel momento ...]
Sì, in quel momento si mostrano compatibili con la storia, con le esperienze. Ognuno
dispone di un bagaglio di esperienze e se la nuova esperienza del momento attuale si
mostra compatibile con quelle fatte precedentemente, allora la nuova esperienza viene
chiamata "vera". Questo è il concetto di verità relativa secondo la teoria
della verità come coerenza - coerenza fra tutte le esperienze di un individuo.
Invece la teoria classica della verità vuole una verità che sia assoluta, e quindi a
livello di leggi scientifiche la teoria classica richiede che una legge ad. esempio
fisica, sia uguale per tutti gli scienziati. Se poi passiamo alla verità politica ed
etica come ad esempio nella dichiarazione dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite:
perchè è giusta, perchè è vera ? Perchè è morale dichiarare che tutti gli uomini
sono uguali ? Perchè è giusto ? Si cercano dei fondamenti e ci si richiama a una
divinità, ci si richiama alla natura, al panteismo, a diverse giustificazioni, però poi
alla fine la teoria classica della verità richiede che tutti ne riconoscano una, alla
quale tutti devono riferirsi (ad es. la tredicesima enciclica di Giovanni Paolo II ,
intitolata "Fides et ratio", pubblicata il 15.10.1998, difende "la
possibilità di conoscere la verità ultima in modo universalmente valido").
Invece con la concezione attenzionale della mente la necessità di un simile
riconoscimento viene a cadere; l'etica diventa una questione nella quale non ci si può
più rapportare a un assoluto che garantisce la validità di un'affermazione etica ma
bisogna rapportarsi ad altri esseri umani di una comunità che si riuniscono e decidono
che la tale affermazione o la tale norma etica per loro va bene. Relativismo etico. Questa
è la conseguenza della concezione di Ceccato. Un aspetto del quale vorrei occuparmi è
che il relativismo etico ci pone di fronte al problema dei rapporti fra razionalismo e
misticismo, quindi fede e ragione (come nella nuova enciclica papale). La tradizione ci ha
tramandato alcune soluzioni classiche, come "credo quia absurdum" (fede anche
contro le dimostrazioni della ragione, Tertulliano), "intelligo ut credam" (la
ragione a fondamento della fede, Pietro Abelardo) "credo ut intelligam" (la fede
come fondamento della ragione, Anselmo d'Aosta), "credo quia intelligo" (fede
nonostante la ragione, Bernardo di Clairvaux).
[continua]
©1998,M.Bettoni,CZM,Fachhochschule
beider Basel
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