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12. Conclusione

Concludendo, riassumendo, penso che il rifiuto - da parte della scienza ufficiale - del modello attenzionale della mente sia un grosso errore; non l'ho dimostrato qui ma ho almeno cercato di farvi partecipi di alcune mie più recenti riflessioni  su questa straordinaria concezione della mente, una concezione fuori dal comune, che contrasta il senso comune ma non per questo va rifiutata senza prima averla esaminata.

Non so che cosa ne farà l'Istituto di Neuroinformatica di Zurigo perchè dopo la mia relazione di due mesi fa hanno avuto da fare con il trasloco degli uffici e dei laboratori, per cui non ci siamo più sentiti. La prossima riunione sarà verso fine Ottobre e vedrò come saranno le reazioni alla mia presentazione.

Penso che oltre al contrasto col senso comune, anche la paura del vuoto costituisca un serio impedimento ad un esame razionale del modello attenzionale della mente; capisco bene che possa infondere paura una concezione che pone l'essere umano responsabile dei suoi atti mentali, per cui lo scienziato che propone una teoria, ad es. una legge fisica, deve assumersi la responsabilità anche di questa legge fisica, perchè non è qualcosa che lui estrae dalla natura - uguale per tutti - ma una legge che lui ha proposto e che potrebbe essere formulata diversamente in un'altra fisica. E questo vale non solo per la fisica ma anche per tutto ciò che l'essere umano produce di contenuti mentali. La mia osservazione iniziale per cui questa concezione della mente ha molto a che fare con la politica della scienza e con i fondamenti di etica si riallaccia a queste considerazioni sulla responsabilità.

Io spero che gli esseri umani trovino nel modello di Ceccato un'occasione per riflettere su una via che può portarci finalmente ad assumerci la dovuta responsabilità per tutto ciò che mentalmente facciamo.

Grazie per l'attenzione.


©1998,M.Bettoni,CZM,Fachhochschule beider Basel

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