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3. Rifiuto di Ceccato e altri "rifiuti"

Il primo problema è che la concezione attenzionale della mente viene rifiutata dal mondo accademico. Io penso che questo rifiuto sia un grosso errore e questa occasione di fare a Zurigo una presentatzione all'Istituto di Neuroinformatica è stata un po' una cosa fuori dal comune. Non è che sia abituale negli istituti che si occupano di scienza della mente e di studi del cervello di prendere in considerazione il modello di Ceccato, è stato un caso diciamo o meglio un convergere di eventi che non si verifica molto spesso perchè appunto a livello internazionale e italiano c'è questo rifiuto del modello attenzionale di Ceccato: rifiuto di parlarne, di discuterne e anche rifiuto naturalmente di lavorarci sopra e far andare avanti gli studi. Secondo me Ceccato ha fatto una proposta che direi lo pone a livello dei grandi scienziati che l'Italia ha avuto, come Galileo Galilei, Alessandro Volta o Guglielmo Marconi.

Questo rifiuto dell'approccio di Ceccato non è l'unico, ci sono altri "rifiuti", diciamo, nel senso di qualcosa che viene lasciato ai bordi della strada che la scienza ufficiale percorre, ed io oltre ad avere raccolto questo rifiuto, diciamo "Ceccato", ho raccolto anche altri "rifiuti" che sono concezioni della mente altrettanto straordinarie come la teoria dell'autopoiesi, il costruttivismo radicale, certi principi di biologia applicati allo studio della logica e della mente, la teoria della sintesi di Kant etc. che secondo me sono complementari e possono contribuire a far sviluppare ulteriormente il modello attenzionale della mente di Silvio Ceccato.

A proposito di sviluppo ulteriore del modello, una linea di sviluppo alla quale vorrei dedicarmi ha a che fare con l'idea espressa in questa foto sotto al titolo della mia relazione dalla giovane artista che ha un'anno e mezzo e non è Madonna da piccola. E' una bambina come tante altre e qui vedete che se ne sta seduta davanti ad un piano a coda e che si concentra su qualcosa tenendo il dito indice puntato sullo spartito appoggiato al piano. Vedremo magari più tardi che senso possa avere questa foto di una bambina che guarda attentamente uno spartito in rapporto a sviluppi futuri della concezione attenzionale della mente.

Ho raccolto appunto questi rifiuti che la scienza ufficiale lascia ai bordi del proprio cammino e il mio contributo lo vedo nell'integrare, nel mettere insieme queste diverse concezioni della mente in un unico modello attenzionale che possa contribuire a farci capire meglio come funziona la mente ma anche a dare risposte più soddisfacenti alla domanda fondamentale "Che cos'è un essere umano" e le applicazioni tecniche poi per me non sono così importanti - nonostante io sia ingegnere - ma più l'aspetto della consapevolezza, cioè che l'umanità possa diventare consapevole di ciò che fa mentalmente e delle proprie scelte sia quotidiane che scientifiche, politiche o etiche.


©1998,M.Bettoni,CZM,Fachhochschule beider Basel

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