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Interpretazioni

1. "Neuroinformatica e Cibernetica", di Marco Libretti.

Cibernetica, fondamenti di neuroinformatica, modello attenzionale della mente: tutte espressioni in qualche modo sconosciute a noi poveri terreni che, martedì sera, grazie all'ospite Marco Bettoni, abbiamo tentato di approfondire, scavando nella filosofia kantiana e riallacciandoci a Silvio Ceccato, l'uomo che, come ha detto lo stesso Bettoni, "ha rappresentato una svolta nel mio pensiero".

Oggetto della scuola di pensiero di Ceccato, e quindi del suo discepolo (per usare un termine caro ai latini) Marco Bettoni, è il processo cognitivo della nostra mente, studiato come modello da riproporre artificialmente sotto forma di "macchina pensante", in grado si di elaborare dati, ma di farlo con una capacità propria, un'autonomia di pensiero che permetta ad un piccolo microchip di crescere e apprendere come la mente umana è avvezza a fare, fin dai suoi primi giorni di vita.

Marco Bettoni, fratello della nostra socia Susanna, è laureato in Ingegneria Meccanica presso il Politecnico di Zurigo (ETH) dal 1977, con specializzazione in cibernetica industriale. Dopo numerose esperienze come ricercatore e come knowledge engineer, oggi è docente di Intelligenza Artificiale presso il Politecnico di Basilea, ove insgna, ma è dal 1980 che si occupa di ricerca di base nel campo delle scienze cognitive, collaborando con Silvio Ceccato e la Scuola Operativa Italiana per diffondere, sviluppare ed applicare il modello attenzionale della mente.

Ecco perchè in occasione della nostra conviviale di martedì scorso abbiamo assistito ad una lezione quasi più filosofica che meccanica, come forse ci aspettavamo. E la sorpresa è stata gradita, anche perchè ha dato modo di capire che dietro una scienza "arida", come potrebbe essere l'ingegneria meccanica, ruota una profonda cultura filosofica che è in reltà la base di partenza per sviluppare il modello attenzionale della mente. Precursori di questo pensiero se ne trovano in filosofi tra i più antichi, convinti allora, come oggi lo stesso Bettoni e l'équipe con cui lavora, di trovarsi di fronte ad una vera e propria rivoluzione, spesso rifiutata dalla scienza ufficiale e, proprio per questo, più difficile da sviluppare e diffondere.

La domanda ricorrente è stata: "Ma riusciremo a creare menti artificiali in grado di sviluppare autonomamente un processo di apprendimento, senza limitarsi ad una pura elaborazione di dati ?". "E se questo è possibile, quale posto occuperanno al'interno della società civile i fantomatici "robot"? Corriamo il rischio, in futuro, di trovarci schiacciati da una forma di intelligenza superiore, dotata di pensiero autonomo?"

Non ci sono dubbi per bettoni: arriveremo in un futuro più o meno lontano a sviluppare menti artificiali dotate di intelligenza superiore, ma "se raggiungeremo quell'obiettivo - è stata la risposta di Bettoni - vorrà dire che anche la nostra mente umana avrà raggiunto un livello di intelligenza e di consapevolezza tale da non poter correre quel genere di rischio, perchè i creatori saremmo noi stessi".

[da: Rotary Internazionale, Club Parchi Alto Milanese, Bollettino N.8, Anno II, Riunione del 6.10.1998]

 


©1998,M.Bettoni,CZM,Fachhochschule beider Basel

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